Looking for Nature
Jessica Ferro e Maria Nella Marangon
a cura di Barbara Pregnolato
Villa Ca’ Tiepolo, Albarella (RO)
dal 5 al 16 agosto 2015
dal 5 al 16 agosto 2015
Il Polesine e il Delta del Po sono territori dove la natura, il fiume e la terra piatta, ancora fra le meno cementificate del nord est e di tutta la pianura padana, lasciano un imprinting nella sensibilità di chi ci nasce e cresce. Le due artiste che si presentano con questa mostra dal titolo evocativo, cercando la natura, nutrono la propria arte di questo contesto.
Maria Nella Marangon cerca un dialogo con la natura molto diretto, tattile, che emerge nelle sue opere come un bisogno di riannodare i fili del cordone ombellicale primordiale con il mondo vegetale, da cui anche l’uomo proviene. Quando è fra gli alberi si avverte un anelito a farsi essa stessa natura in maniera del tutto fisica, scomparendo fra le golene e le pinete del delta come un folletto. In altre opere Nella si avvicina alla natura in modo più timido e mediato dalla pianta dei piedi; toccando il suolo attraverso la pelle e il peso del suo corpo entra in contatto lentamente con la terra e sembra aspettare che essa le parli del suo passato, del fiume, delle alpi da cui proviene, delle città che ha attraversato, del mare che la porta a riva accumulando sabbia sulle spiagge. I piedi sono l’elemento con cui cerca di radicarsi al suolo per stabilire un contatto diretto, forse alla ricerca anche di un nuovo equilibrio con la natura, che sente di aver perduto. L’artista con questi gesti fisici fra lei e l’ambiente naturale pone l’attenzione in maniera diretta sul rapporto fra uomo-natura e sembra invitare lo spettatore stesso a fondersi con essa.
Jessica Ferro invece adotta l’atteggiamento dello scienziato osservatore e concentra la sua ricerca artistica sul mondo animale, con particolare attenzione ai piccoli esseri viventi della terra, dell’aria e del mare: insetti, conchiglie, coleotteri rappresentano il suo mondo. Con la stessa cura di un entomologo e di uno scienziato ottocentesco che cataloga insetti, la giovane artista studia le forme di questi animali che solitamente sfuggono agli occhi di chi vive nel mondo della contemporaneità, fatto di tecnologia e velocità. La sua stessa arte non è rapida, ma è ancora legata a tecniche tradizionali, quali l’incisione, la scultura e la pittura, tecniche che richiedono tempo e manualità da parte dell’artista. Disegnando e incidendo Jessica sembra voler far suoi i segreti di questi piccoli esseri, ma allo stesso tempo col suo fare arte li porge all’attenzione del pubblico. Lo studio delle forme meraviglia l’artista che, segno dopo segno, incisione dopo incisione, ci rivela la forza generatrice della natura e ci fa osservare come questi piccoli esseri viventi racchiudano la storia dell’evoluzione delle specie. Le opere di Jessica Ferro sono delle apparizioni che emergono dalla carta e dalla tela, però non sono mai disegni perfetti e completi perché hanno perso il carattere didascalico-descrittivo che avevano nelle opere iniziali, lasciando spazio al gesto di svelamento onirico, oltre l’entomologia arriva il soggetto.
Marangon e Ferro, due visioni parallele che evidenziano con forza un messaggio unico, il bisogno di ritornare ad occuparsi della natura e di tornare ad una dimensione umana più equilibrata con essa. Gli artisti, quali sensori della società, da più parti proclamano il ritorno alle origini, ora alla natura come in questo caso, ora alle tradizioni; ribadire questo, oggi nel Delta del Po, in un’isola di relax e vacanza, ci sembra importante per non dimenticare che tutta la bellezza della natura che ci circonda deve essere preservata, ma questo dipende sempre da noi uomini.
Maria Nella Marangon cerca un dialogo con la natura molto diretto, tattile, che emerge nelle sue opere come un bisogno di riannodare i fili del cordone ombellicale primordiale con il mondo vegetale, da cui anche l’uomo proviene. Quando è fra gli alberi si avverte un anelito a farsi essa stessa natura in maniera del tutto fisica, scomparendo fra le golene e le pinete del delta come un folletto. In altre opere Nella si avvicina alla natura in modo più timido e mediato dalla pianta dei piedi; toccando il suolo attraverso la pelle e il peso del suo corpo entra in contatto lentamente con la terra e sembra aspettare che essa le parli del suo passato, del fiume, delle alpi da cui proviene, delle città che ha attraversato, del mare che la porta a riva accumulando sabbia sulle spiagge. I piedi sono l’elemento con cui cerca di radicarsi al suolo per stabilire un contatto diretto, forse alla ricerca anche di un nuovo equilibrio con la natura, che sente di aver perduto. L’artista con questi gesti fisici fra lei e l’ambiente naturale pone l’attenzione in maniera diretta sul rapporto fra uomo-natura e sembra invitare lo spettatore stesso a fondersi con essa.
Jessica Ferro invece adotta l’atteggiamento dello scienziato osservatore e concentra la sua ricerca artistica sul mondo animale, con particolare attenzione ai piccoli esseri viventi della terra, dell’aria e del mare: insetti, conchiglie, coleotteri rappresentano il suo mondo. Con la stessa cura di un entomologo e di uno scienziato ottocentesco che cataloga insetti, la giovane artista studia le forme di questi animali che solitamente sfuggono agli occhi di chi vive nel mondo della contemporaneità, fatto di tecnologia e velocità. La sua stessa arte non è rapida, ma è ancora legata a tecniche tradizionali, quali l’incisione, la scultura e la pittura, tecniche che richiedono tempo e manualità da parte dell’artista. Disegnando e incidendo Jessica sembra voler far suoi i segreti di questi piccoli esseri, ma allo stesso tempo col suo fare arte li porge all’attenzione del pubblico. Lo studio delle forme meraviglia l’artista che, segno dopo segno, incisione dopo incisione, ci rivela la forza generatrice della natura e ci fa osservare come questi piccoli esseri viventi racchiudano la storia dell’evoluzione delle specie. Le opere di Jessica Ferro sono delle apparizioni che emergono dalla carta e dalla tela, però non sono mai disegni perfetti e completi perché hanno perso il carattere didascalico-descrittivo che avevano nelle opere iniziali, lasciando spazio al gesto di svelamento onirico, oltre l’entomologia arriva il soggetto.
Marangon e Ferro, due visioni parallele che evidenziano con forza un messaggio unico, il bisogno di ritornare ad occuparsi della natura e di tornare ad una dimensione umana più equilibrata con essa. Gli artisti, quali sensori della società, da più parti proclamano il ritorno alle origini, ora alla natura come in questo caso, ora alle tradizioni; ribadire questo, oggi nel Delta del Po, in un’isola di relax e vacanza, ci sembra importante per non dimenticare che tutta la bellezza della natura che ci circonda deve essere preservata, ma questo dipende sempre da noi uomini.